mercoledì 7 dicembre 2016

Maurizio blondet - IL CAPITALISMO TERMINALE DA’ LAVORI DI "M...A" IN BASSO E IN ALTO

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In Francia esiste, dal 2012,  la “Rete dei Lustrascarpe”. Les Cireurs.  Associa i lustrascarpe in franchising:   coloro che aderiscono hanno diritto di usare  il logo  e l’insegna.  Non hanno salario- sono “auto-imprenditori” – ma una paga oraria (su cui pagano in prelievo fiscale del 23%).  Pagano di tasca loro materiale e abbigliamento (un grembiule di cuoio, essenzialmente); se non hanno soldi  per cominciare a lanciarsi nell’auto- imprenditoria, possono chiedere un prestito  alla Rete Les Cireurs,  che pratica interessi fra il  6 e l’%. In compenso,  la struttura di franchising si occupa di contattare i grandi centro commerciali perché consentano ai loro “artigiani” di lavorare in un angolino.  Propone alle aziende  abbonamenti: “Lustrascarpe in ufficio! Date ai vostri collaboratori un momento di distensione utile. Uno dei nostri mastri lustrascarpe verrà nei vostri uffici con la frequenza che desiderate per darvi il suo servizio!”.    Altro servizio, il lustrascarpe a domicilio, che viene a ritirare le scarpe infangate e ve le riporta lucide, e dentro un sacchetto  di carta  col logo....

cireurs
La domanda dev’essere alta, perché, leggo sul sito di Les Cireurs, “la nostra società cerca attivamente collaboratori. Unitevi a noi in un’avventura  in cui ogni talento è  valorizzato, dove l’esperienza non ha limiti dove potete realizzarvi senza limiti, n lavoro a misura delle vostre ambizioni e della vostra creatività!” (non scherzo, il tono è questo).
I  fondatori, “Eric e Olivier”, due diplomati dell’istituto de Commercio (una specie di Bocconi),  hanno escogitato questa nicchia ancora non sfruttata del “mercato pauperistico del lavoro” – come Uber:   hai comprato  un’auto che non ti puoi permettere? Paga le rate diventando  tassista a noleggio, a prezzi inferiori! –  e sperano probabilmente di emulare le fortune del fondatore di Uber, Travis Kavanick –   è l’inventore della app (il software) che rende possibile il  servizio –  indicato da Forbes  come uno dei 400 più ricchi del mondo, con patrimonio stimato  a  6 miliardi di dollari. Il che dimostra nel modo più lineare che “mercato pauperistico del lavoro” è sinonimo,  nazi identico a “sfruttamento”.
Tra l’altro la scorsa settimana, almeno in Francia, Uber ha  aumentato i suoi prezzi del 10  e 15%  sui mezzi grandi (UberX e van),  “dando ascolto ai suoi partner”, dice la pubblicità (così chiama quelli che fa  lavorare: partners), ma  ha anche aumentato le proprie commissioni da 20 a 25%:  in chiaro, se l’aumento è del 10%, l’autista (“partner”) prenderà il 2,5% in più,ma Uber il 37,5% in più.   Su un rincaro del 15%, l’autista prende 6,5% e Uber il 43,75 in più.
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“Eric e Olivier”, gli speranzosi Uber dei  lustrascarpe, per avviare la loro geniale attività hanno ottenuto dallo stato una sovvenzione a  fondo perduto di 55 mila euro: a titolo di “sostegno all’economia sociale e solidale”.  E’ stata la “sinistra plurale” (presidente Lione Jospin) a instaurare la sovvenzione dei mestierucci attraverso crediti d’imposta, con l’etichetta “economia solidale”. E’’ tutta la socialità che la sinistra riesce ad esprimere in tutto l’Occidente –  dimostrando che essa non è l’utile idiota del supercapitalismo, ma la sua costola essenziale e volontaria: basti vedere  come si erge contro ogni “populismo”; ogni “nazionalismo sovranista”; ogni critica alla globalizzazione.
In cambio,   la sinistra del progressismo   edonista e dei costumi,    tutto quel che concepisce come “politica economica”,  non ha da offrire che   la sovvenzione  pubblica dei mestierucci e  minijobs –   le mansioni residuali   dell’ipercapitalismo globale:  portatori notturni di  pizze a domicilio, passeggiatori di cani, badanti,  distributori di  stampati pubblicitari,  cameriere, e tutti precarizzati.  Tra il 1995 e il 2010,   in Occidente, il numero delle domestiche è cresciuto del 62 per cento.  La crescita dei lavori marginali di servizio ,  e superflui, è  l’esito paradossale (ma non troppo) del capitalismo terminale  che ha perseguito “la massima efficienza” del capitale (ossia la massimizzazione del suo lucro a spese della minimizzazione dei salari),  magari delocalizzando i lavori utili   (produttivi, necessari)  all’altro capo del mondo.  “Si torna ad una economia di tipo feudale,  un’economia della domesticità”,  scrivono Julien Brygo et Olivier Cyran, autori del saggio di successo Boulots de Merde (serve traduzione?).  Hanno  indagato sugli effetti della “riforma del lavoro” imposta dai socialisti Hollande e  Valls. “I  media ci ripetono che il salario minimo garantito vigente in Francia è il grande nemico dell’impiego. Ma chi lo prende più?”.   Il salario minimo garantito, in Francia, sarebbe  al netto di 7,50 euro l’ora.  “Tutti i lavoratori che abbiamo ascoltato prendono il 30% in meno di quel che è indicato  nel loro contratto.  Nella ristorazione, turismo,  grande distribuzione, “i salariati sono pagati per 24 ore, e ne fanno 60. Almeno 2 milioni di lavori sono pagati dal 25 al’80 percento dello Smic”.
“Il padronato ha una vera fascinazione per il lavoro gratuito, e i politici si premurano di dar loro  gli strumenti giuridici per legalizzare la gratuità”.  Oltre che coi contratti di entrata (per  un giovane al primo impiego, il   grande distributore paga un decimo dello SMIC,il resto lo mette lo Stato), le  più importanti “riforme”  socialiste mirano non riconoscere più il lavoro  come subordinato, con i relativi obblighi e  oneri per il datore di lavoro. Tipicamente, i consegnatori di pizze a domicilio  in bici,  non sono subordinati: se cadono  ovviamente non hanno indennità e  nemmeno la paga, che non è più  un salario ma un compenso per  ogni corsa,  è  “l’auto-imprenditoria” che fa tanto creatività  e giovanilismo. Di fatto,”per avere un introito decente, devi pedalare 60 ore a settimana”, dice uno degli intervistai. In bici  – ovviamente   deve procurasela lui –  perché  per contratto è vietato usare uno scooter:  la bicicletta  serve per l’immagine ecologista dell’impresa. Anche questa è sinistra: eco e  bio.  E giovane, dinamica, cool.
I due sociologhi hanno scoperto non solo la rinascita dei lavori  “feudali” come lustrascarpe e portatore di pizze,   ma che anche molti lavori utili –  insegnante, infermiera,   poliziotto, portalettere – sono anch’essi diventati “di merda”, tanto le condizioni si sono degradate. Per gli ospedalieri, il colpevole è il “lean management”, la “gestione snella”,   messa a punto dalla Toyota  negli anni ’60, ed oggi applicata sempre più nelle istituzioni pubbliche sanitarie. Consiste essenzialmente nella riduzione del personale e nell’imporre a quello  rimasto di fare più con meno.  Vengono studiati i “tempi morti” le pause giudicate superflue,  i minuti “non produttivi”  che i dipendenti devono  tagliare. Se ciò  può funzionare più o meno alla Toyota,  per gli infermieri,  pochi rispetto alla necessità, a contatto con    il dolore umano,  la malattia e la morte  – e la responsabilità che viene da una flebo malfatta  per la fretta, da una prescrizione errata  – la  pressione a far presto è criminale “Si riduce il tempo per la relazione, che è essenziale, specie per i ricoverati anziani che non ricevono visite”, dice una infermiere di Tolosa. “Ho  l’impressione di ‘fare cose’ invece che curare   la gente”.  I tassi di esuairmento psico-fisico fra le  giovani ammontano al 40% all’ospedale di Tolosa,  sono avvenuti quattro suicidi.  I suicidi fra agenti dell’ordine sono stati  70 nel 2015.
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E’ il costo del capitalismo alla sua massima efficienza? I due sociologi francesi ammettono di essersi ispirati ad un saggio americano  del 2013,  dell’antropologo David Graeber, che ha un titolo simile al loro: “The  Phenomenon of Bullshit Jobs.  Graeber ha scoperto che in America,   i lavori di merda” o più precisamente “del caz” non sono solo quelli  che riconosciamo tutti come tali,   il lavatore di cani, il portatore notturno di pizza a domicilio, ossia servili, sottopagati in quanto “feudalmente” superflui;  lo sono anche lavori –  anzi professioni – prestigiose e ben pagate:  avvocato d’affari, lobbista,    amministratore di università,  addetto alle risorse umane ,  direttore generale  di “private equities”, addetto alle pubbliche relazioni.
Come si fa – come si osa –   definire queste professioni inutili? Il  fatto è che sono quelli stessi che le esercitano a  confessare   che è  così. Interrogati su   in cosa consista il loro mestiere, “dopo un paio di bicchieri” si lanciano in tirate su come siano stupidi e senza senso i loro lavori. Lo sanno bene. Sanno che se sparissero infermiere,  netturbini, scaricatori di porto,  meccanici, la società entrerebbe in crisi immediata;   la scomparsa di lobbisti, capi del personale (alle “risorse umane”) ed esperte di PR, non danneggerebbe in alcun modo la società. Anzi forse la migliorerebbe: e  sono i professionisti  di questi mestieri ad ammetterlo.
E’ una intima consapevolezza, ha scoperto l’antropologo, che esercita  in questi professionisti un senso di intima colpa, “una violenza psicologica profonda. Come  si può parlare di dignità del lavoro quando uno s sa, nell’intimo, che il proprio lavoro non dovrebbe esistere”? Molti di questi hanno sacrificato vocazioni superiori e creative per “i soldi”, e  ne hanno una profonda rabbia subconscia.
“Mentre le multinazionali  riducono ferocemente il personale, delocalizzando per risparmiare salari, accelerano i tempi, e applicano la ‘massima efficienza’ sulle classi che fabbricano, trasportano, aggiustano e mantengono cose, non  si limitano affatto nel  pagare e moltiplicare queste professioni ‘superflue’ per ammissione di chi le fa”. E’ una strana falla nella logica del capitalismo terminale, che mira appunto alla “massima retribuzione del capitale”  tramite essenzialmente la “minima retribuzione del lavoro”?  E’ una contraddizione dell’ideologia liberista?
Niente di strano, risponde Graeber: “Quando l’1 per cento della popolazione  è padrona di quasi tutta la ricchezza disponibile, la ‘domanda di mercato’ del lavoro riflette  quello loro (l’1%) ritiene importante ed utile”.
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Sull’autostrada Guerrero-Acapulco, durante un controllo,   dei militari hano fermato un camion bianco: al suo interno diversi cadaveri di bambini, privi di organi. L’autista,  tale Javier Guzman Torres, arrestato, ha detto  che non era stato lui ad uccidere e predare quei bambini, ma ne trasportava i corpi per conto dei trafficanti, per una forte somma.  Sono stati operati alcuni arresti tra i trafficanti di organi, che servono il mercato statunitense insieme alla droga.    Forse, il Messico  degli orrori  già prefigura il futuro: un’umanità  superflua, utile a soddisfare la domanda di parti  all’1 per cento che   si può permettere, di comprare ciò che ritiene utile per sé, creando la relativa “domanda”.  .---


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